giovedì 16 febbraio 2012

Neviere

Le neviere dei monti palermitani erano conche artificiali scavate alle quote più alte e nei versanti più freschi più adatti all'accumulo e al mantenimento della neve invernale. Accanto ad esse era costruito, con pietra locale, un edificio detto "casa neviera", che serviva sia come ricovero degli operai durante i giorni della lavorazione, sia per la custodia degli attrezzi e del materiale di lavoro. Durante le nevicate invernali gli operai raccoglievano la neve nelle conche, la pressavano con degli appositi attrezzi in legno, costituiti da un disco piatto con un lungo manico, affinché si compattasse uniformemente e assumesse, con l'ausilio delle basse temperature notturne e delle parziali fusioni diurne, le caratteristiche del ghiaccio. Per proteggere il ghiaccio all'avanzare della stagione calda si provvedeva a coprirlo con fronde di ginestra, ddisa (Ampelodesmos mauritanicus) e paglia, allo scopo raccolte nella casa neviera. La copertura doveva evitare che la massa di ghiaccio si sciogliesse a contatto con l’esterno e con temperature atmosferiche che, cessato il breve periodo di freddo, risalgono velocemente. L’operazione di raccolta della neve poteva ripetersi più volte in base al numero di precipitazioni nevose della stagione. Con la buona stagione iniziava la richiesta da parte del mercato cittadino, il ghiaccio veniva tagliato con degli appositi spadoni, caricato sui carretti e trasportato in città dove era conservato in depositi freschi prima di essere ancora ridotto in piccoli blocchi o sminuzzato a seconda della destinazione e distribuiti al dettaglio. La possibilità di disporre in estate di ghiaccio sminuzzato favorì la produzione delle tradizionali granite.

La strage di Portella della Ginestra (1947)

Portella della Ginestra (850 m), sui Monti di Piana degli Albanesi, è il luogo della strage operata nel 1947 dalla banda Giuliano contro le persone che li tradizionalmente si radunava per festeggiare il 1°maggio. Undici morti e numerosi feriti sono stati il risultato di un attacco con la mitragliatrice agli abitanti dei paesi di Piana, San Giuseppe e San Cipirrello, radunati a Portella per la Festa dei lavoratori da pochi anni di nuovo permessa dopo la fine del fascismo. Il contesto storico è la forte ripresa della lotta dei contadini poveri e dei braccianti per ottenere la riforma agraria, la divisione dei latifondi e delle terre coltivabili. Gli agrari (proprietari di latifondo) e i mafiosi, che vedevano minacciato il loro ruolo dall'occupazione delle terre e dal successo dei socialisti e dei comunisti alle prime elezioni del dopoguerra, affrontarono il movimento contadino con metodi terroristici. La strage di Portella, l'omicidio di diversi sindacalisti (Rizzotto, Li Puma, Cangelosi) e attentati intimidatori alle sedi di cooperative e partiti di sinistra, fecero parte di questa strategia che avrebbe dovuto spegnere le rivendicazioni dei braccianti e interrompere l'occupazione delle terre. A Portella la banda del bandito Giuliano dimostrò, proprio in quell'occasione, di stare dalla parte degli agrari e della mafia. Vedi anche qui