domenica 27 novembre 2016

Cosa è un cammino

25 novembre 2016, terzo giorno di cammino lungo la costa ligure tappa S.Margherita Ligure-Camogli, attraversiamo per intero la riserva naturale di Portofino da est ad ovest, ne ammiriamo le bellezze paesaggistiche e l'affascinante storia naturale, ma abbiamo in testa una domanda di tutt'altro genere: Vogliamo sapere se siamo riusciti finalmente ad entrare nella dimensione del cammino o se siamo ancora nella dimensione del percorso. E' il tema sul tappeto all'incontro pomeridiano a Camogli, al termine del cammino, con Luca Gianotti, Luigi Nacci e il fondatore di Radio Francigena Alberto Pugnetti. Un percorso non è un cammino, è inteso come semplice spostamento tra due punti geografici in cui l'obbiettivo principale è il raggiungimento della meta. Se vogliamo andare a Camogli, farlo a piedi e' solo un'alternativa all'auto o al treno. Dentro la dimensione del cammino, invece raggiungere Camogli perde importanza e si punta l'attenzione sul cammino in se, allora vorremmo che non finisse troppo presto, ma cosa è il cammino? Ai tanti compagni venuti a camminare con noi oggi offriamo questo spunto di riflessione sin dal raduno alla partenza. Luigi Nacci descrive una condizione iniziale che può far da molla all'intraprendere un cammino: Siamo in una stanza buia e non abbiamo nessuna voglia di uscire anche se fuori ci sono colori e luci. Belle cartoline colorate sono così belle da aver paura ad entrare nella nostra stanza buia. Loro non entrano, noi non usciamo. Perchè non usciamo? Non è di una vacanza che abbiamo bisogno, non abbiamo bisogno di un vuoto, ma di un pieno. Per il vuoto è forse più facile, non ci metteremmo molto a raggiungere un luogo o un modo in cui svuotare la mente, ma a noi non serve questo, non abbiamo bisogno di distrazioni dal pensiero. Quando le icone dello svago e del vuoto non ci aiutano e non ci attirano è il momento in cui può essere utile prendere uno zaino, mettere dentro due o tre cose, e iniziare a camminare. In questo caso il nostro spostamento avrà due componenti: una orizzontale, un percorso geografico qualunque e una verticale: un tema, una domanda, una ricerca, un pensiero e il camminare diventa uno strumento del cammino. L'esigenza di contenuti profondi, il pieno piuttosto che il vuoto, muove le nostre gambe. Il 2016 sta per finire ed stato dichiarato l'anno dei "cammini", intesi almeno inizialmente, soltanto come cammini spirituali nell'accezione religiosa del termine. I cammini. però non sono solo religiosi, esistono cammini laici e il dibattito su cosa sia o non sia un "cammino" è di la da concludersi. Su alcuni elementi sembra però si possa convergere: il cammino deve avere un tema profondo. Che siano cammini di pellegrini, viandanti, pastori o briganti un cammino è tale perchè ha una memoria da tramandare, un messaggio leggibile, un contenuto univoco. Il nostro camminare è laico, non siamo una setta religiosa, non promettiamo e non cerchiamo paradisi, stiamo nel qui e ora, guidiamo e ci facciamo guidare, siamo compagni di cammino in cui il termine compagno ritorna al senso etimologico della condivisione del pane. Nel cammino cerchiamo individualmente un esercizio di approfondimento della nostra vita. Non siamo pellegrini, i pellegrini del passato di qualunque religione fossero, erano caratterizzati dalla loro fragilità, dalla loro dipendenza dalla bontà delle persone incontrate. Oggi per noi non è più così e a somigliare di più ai pellegrini di ieri sono i migranti clandestini di oggi. I migranti erano in una stanza buia, hanno preso poche cose e sono partiti, loro si, per un lungo cammino.

mercoledì 24 febbraio 2016

Spocchia

Spocchia, bella parola... Usata male per sminuire qualcuno che comunica verità scomode o usata bene per smontare un presuntuoso. La spocchia si può avere in due casi: quando, in un certo senso, la si merita per particolari competenze e abilità e quando non la si merita. Nel primo caso è un atteggiamento altezzoso che socialmente non paga, nel secondo è quasi una necessità per nascondere la propria ignoranza o inconsistenza. Nel caso in cui si è un intellettuale la spocchia è cosa distinta dalla presunzione. Un intellettuale, cioè un soggetto capace, almeno più dei suoi immediati vicini, di elaborare pensieri, è possibile abbia spocchia, ma non è così frequente come potrebbe sembrare. La maggior parte degli spocchiosi sono piuttosto pseudo-intellettuali che hanno necessità di nascondere la propria inconsistenza. Come si riconoscono? Frasi senza senso che lasciano intendere ne abbiano uno talmente profondo da sfuggire alla comprensione del prossimo. Affermazioni ambigue o sospese che potrebbero dire tutto ed il suo contrario. Sospiri e sorrisi di apparentemente benevola e paziente comprensione dei limiti incolmabili dell'interlocutore. Linguaggio tortuoso gonfiato di decorazioni per nascondere la banalità del contenuto. Due esempi ben noti e popolari: i testi di Heidegger e le canzoni di Battiato... :-)

Capo Rama

Capo Rama e costa di Terrasini, Trappeto e Balestrate di Giuseppe Ippolito
passeggiata di interesse geologico

La metà orientale del Golfo di Castellammare alterna coste alte e rocciose (falesie) e spiaggie di sabbia. Le rocce affioranti nei pressi dei ruderi della Torre di Capo Rama sono calcari di piattaforma carbonatica del Triassico (Norico sup.). Osservandone i dettagli si riconoscono le caratteristiche sedimentologiche degli ambienti di retroscogliera: bassi fondali marini ricchi di fango calcareo, separati dal mare aperto da una barriere corallina. Ambienti simili a questo si possono oggi osservare lungo le coste dei mari tropicali.
Sedimentologi e geologi, nell'esaminare la successione sedimentaria di Capo Rama, hanno evidenziato una caratteristica ciclicità di facies (Catalano et al., 1974). Ogni 2,5 metri circa di spessore di roccia si ripetono in ordinata successione tre litologie afferenti ad altrettanti ambienti attuali contigui ed adiacenti, dalla laguna di retroscogliera alla piana littorale emersa e in erosione. Il termine inferiore di ogni ciclo è costituito da dolomie e calcari dolomitici a megalodontidi che rappresentano, nell'ambiente originario, la condizione di laguna sommersa. I megalodontidi sono infatti una famiglia di grandi molluschi bivalvi filtratori che vivono infossati nel sedimento delle lagune di retroscogliera e vengono spesso ritrovati fossili ancora in posizione di vita. Termine intermedio, soprastante al precedente, è costituito dalle Dolomie stromatolitiche e loferitiche. L'ambiente deposizionale di questo termine è l'area tidale che alterna emersione e immersione con le maree. In questo ambiente si formano e si accrescono le stromatoliti, strutture sedimentarie finemente laminate costruite, nei sedimenti delle piane tidali, ad opera di microrganismi fotosintetici come alghe e batteri. I microrganismi formano nel tempo una successione di tappeti algali mucillaginosi che intrappolano i fini sedimenti carbonatici della piana littorale. Terzo ed ultimo elemento del ciclotema sono le brecce loferitiche: prodotte dall'alterazione meteorica che si avvia durante prolungate fasi di emersione della piana tidale. Dopo una discontinuità erosiva inizia un nuovo ciclotema. Poco distante, a Cala Rossa, affiorano altre rocce calcaree di colore grigio-chiaro e rosa, depositatesi in ambiente pelagico (mare profondo distante dalla costa) in tempi più recenti, tra il Malm e l'Eocene sup., e contenenti fossili di organismi unicellulari pelagici(Catalano et al 1973). Altri affioramenti sedimentari, ancora più recenti, pliocenici e pleistocenici, si trovano lungo le spiagge di Trappeto e Balestrate e conservano fossili di ambiente neritico (mare poco profondo), soprattutto lamellibranchi dei generi Chlamis e Pecten, gasteropodi e brachiopodi.
Merita un accenno la flora xerofila ed alofila di Capo Rama dominata dalle autoctone palma nana (Chamaerops humilis)ed efedra (Ephedra sp.), cui negli ultimi decenni si è aggiunta una cactacea nordamericana naturalizzata, l'Opuntia stricta. Poco rimane della vegetazione dei litorali sabbiosi rimossa da tempo per far spazio alla balneazione di massa.
Programma
Partenza alle ore 9.00 da Piazza Europa a Palermo per Terrasini e Capo Rama, visita guidata per l'osservazione e la descrizione degli affioramenti rocciosi di Capo Rama e Balestrate. Rientro previsto a Palermo per le 14.00. Eventuale e facoltativa visita al Museo Daumale di Terrasini.
Scheda tecnica
La passeggiata sulle falesie di Capo Rama e lungo la costa di Trappeto presenta dislivello e lunghezza trascurabili. Si cammina su sterrate, sentieri, scogliera calcarea e spiaggia; Difficoltà: facile, turistica (un omino)

Informazioni: Giuseppe Ippolito 3403380245, Sede 0916824488.

Artemisia, società cooperativa a r.l. per il turismo sostenibile e l'educazione ambientale. Via Serradifalco, 119 - 90145. Palermo. Tel. 091/6824488; 340/3380245; E-mail: artemisianet@tin.it Sito: http://www.artemisianet.it

lunedì 1 febbraio 2016

Purtidda! Purtidda!

Anche i montanari di Sicilia sanno che "cu avi lingua passa i muntagni", ma sanno anche qualcosa in più: per passare le montagne si devono attraversare "i purtidda", italianizzato dai topografi dell'IGM in "portelle". Da noi, 'ni nuautri' sarebbe il caso di scrivere qui, "i purtidda" col plurale in "a" del mondo ellenistico, sono le selle, i passi, le forcelle, i valichi e tutto questo genere di porte di montagna. Sono passaggi comodi per attraversare creste e rilievi che separano tra loro valli e vadduna, il posto meno faticoso per passare. Dove c'è una purtidda, che sia tale, c'è sempre almeno un sentiero, una mulattiera o una trazzera regia. Salite su una portella qualunque e le vostre possibilità si moltiplicheranno, perchè passare 'na purtidda significa uscire da un mondo per entrare in un'altro, ma finchè si sta sulla portella si hanno almeno due mondi sotto di se e, se non si sceglie per nessuno dei due, si può sempre prendere la via delle creste, verso altre portelle e altri mondi. Un tempo si passava così da un feudo all'altro, da un paese all'altro, da una vita all'altra. Dalle portelle passano i confini (finaiti), ci si poteva trovare la dogana, i briganti, e doverci pagare un pedaggio o un pizzo. Non a caso i primi socialisti siciliani dei paesi montani del palermitano scelsero una grande purtidda erbosa per radunarsi insieme tra abitanti di vallate diverse: con quel gesto, con quella presenza di popolo sul valico, abolivano di fatto secoli di confini feudali.
E allora, se vi sentite a volte costretti su un binaro, sia fisico sia metafisico, provate a salite su una portella, chissà che non vi riesca di cambiare il mondo...

Portella Bianca si trova sopra Piano Casaboli (Pioppo - Monti di Palermo), antiche trazzere la collegano alla Portella Sant’Anna che invece si trova sopra San Martino delle Scale. A Portella Sant'Anna sono presenti i resti malmessi di un'antica Torre ed una chiesa ipogeica. Un'escursione panoramica "portelle portelle", fisiche e metafisiche, sui Monti di Palermo.

giovedì 28 gennaio 2016

Calata sulla Busambra

ricordo perfettamente quella calata, la seconda, quella fatta con gli speleologi del cai tra cui io: ricordo che ero abbastanza tranquillo fino al nodo della 100. nonostante lo spit singolo e neanche piantato dritto dell'ultimo armo (one spit si battezzo' la grotta...) dopo il nodo la parete si allontanava ancora di più... sembrava il punto di non ritorno.Scendere sotto il nodo con forse 180 metri di vuoto sotto il sedere e la parete a quasi 10 metri di distanza... poi entrammo in grotta, grotta che peraltro risaliva in verticale diventando rapidamente inaccessibile. Dovrebbe esserci il rilievo da qualche parte.

Unni stati jennu a dda via?

... "Unni stati jennu a dda via?"
chiese, ad un certo punto della conversazione, l'uomo seduto sulla sedia davanti all'uscio della sua casa alla periferia del paese.
L'uomo con lo zaino, in piedi di fronte a lui, circondato da quattro o cinque come lui, provò a rispondere con lo stesso dialetto ellenistico:
"acchianamu a muntagna!".
Ma l'uomo seduto continuò:
"Chi siti cacciatura?"
"No, chi cacciatori!, ci sparassimu aei cacciaturi nuatri",
rispose l'uomo con lo zaino.
"Allura it'a cogghiri virdura? Chi cci su vurrani a st'ura?"
Chiese l'uomo seduto, sempre più incuriosito da quel gruppo di strani forestieri.
"No, mancu virdura, jamu sulu caminannu",
fu la risposta dell'uomo con lo zaino.
"Aviti armali dda n'capu?"
Chiese, giocandosi l'ultima carta, l'uomo seduto.
"No, un semu mancu pastura, un si viri ca un semu pastura? Nuautri caminamu, acchianamu i muntagni, e poi scinnemu, un cugghiemu nenti, taliamu sulu e caminamu, caminamu, jamu caminannu! ..."
L'uomo seduto lo guardò con l'aria di chi ha sorpreso un gruppo di individui sciocchi, bizzarri e perditempo e disse:
"Cci a pozzu addumannari 'na cosa, cu rispettu parrannu?".
"Parrati, chi vuliti sapiri?"
lo incoraggiò, paziente, l'uomo con lo zaino. E lui:
"Ma picchì acchianati a muntagna si poi avit'a scinniri?"
L'uomo con lo zaino sorrise e rispose con un'altra domanda:
"E vui allura? Chi cci campati a fari si poi aviti a moriri?"
E lo salutò avviandosi per il sentiero.

I Cantori del Gargano

Alla fine della scorsa estate siamo stati sul Gargano. Abbiamo attraversato a piedi paesaggi carsici, pascoli, selve ombrose, spazi ampi e lunghi percorsi, grandiosi impluvi, immensi uliveti, bellezza ed emozioni più che sufficienti per farne, già di per se, un viaggio a piedi indelebile nella memoria, ma non sarebbe stata la stessa cosa senza la musica, senza i suoni e i canti delle genti del Gargano che, ancora nella mente al mattino, dopo le serate musicali con musicisti e cantori locali, arricchivano quello stesso paesaggio, quei sentieri, ed i nostri passi, di suoni e di ritmi. Non ricordo chi lo scrisse, forse il medico francese Alfred Tomatis, ma sembra che ogni territorio condizioni la produzione musicale dei suoi abitanti. Non in termini metafisici o psicologici, che sarebbe una constatazione piuttosto banale, ma fisici, per l'interazione del territorio con le modalità di propagazione delle onde sonore. Il canto e la musica espresse dagli abitanti di una terra sarebbero dunque conseguenza di come in quel posto le onde sonore arrivano alle loro orecchie. Questo spiega forse perché certe sonorità siano nate sulle Ande piuttosto che su un'isola mediterranea e perché la musica del Gargano abbia un suo stile di fondo, per quanto possa complicare le cose il genio dei suoi musicisti.
Quest'anno ci torneremo, a settembre, e consiglio a tutti i camminatori sensibili di provare questa esperienza. Il viaggio musicale è guidato dall'artista Nando Citarella, cantautore, attore e musicista napoletano, appassionato studioso di tradizioni musicali mediterranee ed escursionista. Ovunque vada, sui sentieri del sud Italia, coinvolge i musicisti locali, li conosce bene da molti anni, ha suonato con loro. I musicisti locali sono quelli che tramandano da generazioni e custodiscono il suono della loro terra, emesso con strumenti altrettanto antichi e altrettanto locali.
Tra questi custodi troviamo i Cantori di Carpino, pochi e preziosi eredi di un'antica tradizione.
Prima di iniziare a suonare a volte si scambiano frasi come: "andiamo a Rodi" oppure "andiamo a Peschici", sono i nomi dei paesi vicini, ed ogni volta sentirete cambiare ritmo e melodia, ma è solo un modo di dire per comunicarsi cosa suonare, perché è sempre la musica di Carpino che arrivera' alle vostre orecchie. Propongono canti d'amore, di odio, di sdegno, di rabbia, oppure di festa.
Quando dicono "andiamo a Monte!", quel "Monte" sta per Monte Sant'Angelo, paese meta di antichi pellegrinaggi, legati al mito di San Michele, l'angelo guerriero con la spada, che partecipò direttamente agli assedi cristiani in "Terra Santa" così come gli dei dell'Olimpo parteciparono all'assedio di Troia nell'Iliade. Il nostro viaggio parte proprio da lì.