giovedì 28 gennaio 2016

Calata sulla Busambra

ricordo perfettamente quella calata, la seconda, quella fatta con gli speleologi del cai tra cui io: ricordo che ero abbastanza tranquillo fino al nodo della 100. nonostante lo spit singolo e neanche piantato dritto dell'ultimo armo (one spit si battezzo' la grotta...) dopo il nodo la parete si allontanava ancora di più... sembrava il punto di non ritorno.Scendere sotto il nodo con forse 180 metri di vuoto sotto il sedere e la parete a quasi 10 metri di distanza... poi entrammo in grotta, grotta che peraltro risaliva in verticale diventando rapidamente inaccessibile. Dovrebbe esserci il rilievo da qualche parte.

Unni stati jennu a dda via?

... "Unni stati jennu a dda via?"
chiese, ad un certo punto della conversazione, l'uomo seduto sulla sedia davanti all'uscio della sua casa alla periferia del paese.
L'uomo con lo zaino, in piedi di fronte a lui, circondato da quattro o cinque come lui, provò a rispondere con lo stesso dialetto ellenistico:
"acchianamu a muntagna!".
Ma l'uomo seduto continuò:
"Chi siti cacciatura?"
"No, chi cacciatori!, ci sparassimu aei cacciaturi nuatri",
rispose l'uomo con lo zaino.
"Allura it'a cogghiri virdura? Chi cci su vurrani a st'ura?"
Chiese l'uomo seduto, sempre più incuriosito da quel gruppo di strani forestieri.
"No, mancu virdura, jamu sulu caminannu",
fu la risposta dell'uomo con lo zaino.
"Aviti armali dda n'capu?"
Chiese, giocandosi l'ultima carta, l'uomo seduto.
"No, un semu mancu pastura, un si viri ca un semu pastura? Nuautri caminamu, acchianamu i muntagni, e poi scinnemu, un cugghiemu nenti, taliamu sulu e caminamu, caminamu, jamu caminannu! ..."
L'uomo seduto lo guardò con l'aria di chi ha sorpreso un gruppo di individui sciocchi, bizzarri e perditempo e disse:
"Cci a pozzu addumannari 'na cosa, cu rispettu parrannu?".
"Parrati, chi vuliti sapiri?"
lo incoraggiò, paziente, l'uomo con lo zaino. E lui:
"Ma picchì acchianati a muntagna si poi avit'a scinniri?"
L'uomo con lo zaino sorrise e rispose con un'altra domanda:
"E vui allura? Chi cci campati a fari si poi aviti a moriri?"
E lo salutò avviandosi per il sentiero.

I Cantori del Gargano

Alla fine della scorsa estate siamo stati sul Gargano. Abbiamo attraversato a piedi paesaggi carsici, pascoli, selve ombrose, spazi ampi e lunghi percorsi, grandiosi impluvi, immensi uliveti, bellezza ed emozioni più che sufficienti per farne, già di per se, un viaggio a piedi indelebile nella memoria, ma non sarebbe stata la stessa cosa senza la musica, senza i suoni e i canti delle genti del Gargano che, ancora nella mente al mattino, dopo le serate musicali con musicisti e cantori locali, arricchivano quello stesso paesaggio, quei sentieri, ed i nostri passi, di suoni e di ritmi. Non ricordo chi lo scrisse, forse il medico francese Alfred Tomatis, ma sembra che ogni territorio condizioni la produzione musicale dei suoi abitanti. Non in termini metafisici o psicologici, che sarebbe una constatazione piuttosto banale, ma fisici, per l'interazione del territorio con le modalità di propagazione delle onde sonore. Il canto e la musica espresse dagli abitanti di una terra sarebbero dunque conseguenza di come in quel posto le onde sonore arrivano alle loro orecchie. Questo spiega forse perché certe sonorità siano nate sulle Ande piuttosto che su un'isola mediterranea e perché la musica del Gargano abbia un suo stile di fondo, per quanto possa complicare le cose il genio dei suoi musicisti.
Quest'anno ci torneremo, a settembre, e consiglio a tutti i camminatori sensibili di provare questa esperienza. Il viaggio musicale è guidato dall'artista Nando Citarella, cantautore, attore e musicista napoletano, appassionato studioso di tradizioni musicali mediterranee ed escursionista. Ovunque vada, sui sentieri del sud Italia, coinvolge i musicisti locali, li conosce bene da molti anni, ha suonato con loro. I musicisti locali sono quelli che tramandano da generazioni e custodiscono il suono della loro terra, emesso con strumenti altrettanto antichi e altrettanto locali.
Tra questi custodi troviamo i Cantori di Carpino, pochi e preziosi eredi di un'antica tradizione.
Prima di iniziare a suonare a volte si scambiano frasi come: "andiamo a Rodi" oppure "andiamo a Peschici", sono i nomi dei paesi vicini, ed ogni volta sentirete cambiare ritmo e melodia, ma è solo un modo di dire per comunicarsi cosa suonare, perché è sempre la musica di Carpino che arrivera' alle vostre orecchie. Propongono canti d'amore, di odio, di sdegno, di rabbia, oppure di festa.
Quando dicono "andiamo a Monte!", quel "Monte" sta per Monte Sant'Angelo, paese meta di antichi pellegrinaggi, legati al mito di San Michele, l'angelo guerriero con la spada, che partecipò direttamente agli assedi cristiani in "Terra Santa" così come gli dei dell'Olimpo parteciparono all'assedio di Troia nell'Iliade. Il nostro viaggio parte proprio da lì.